Vecchio è Trendy

Il detto dice: “anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno”. Così come un capo d’abbigliamento della nonna può ritornare di moda ai giorni nostri o un tessuto di scarto di una fabbrica può avere una seconda vita diventando una borsa. Questo è ciò che hanno fatto Francesca Tonelli e Martino Orler, i due ospiti del penultimo incontro “Vecchio è Trendy” della rassegna Ritorno al futuro organizzata da Youthmagazine e LDV20.

Da un baule della nonna la storia della startup Vintag
Si dice che la moda sia una ruota che gira. I retaggi degli anni Cinquanta ci fanno pensare alle gonne così dette a “campana”, quelli degli anni Sessanta alle lampade ad arco che hanno fatto del design italiano scuola in tutto il mondo, gli anni Settanta resi iconici per i pantaloni a zampa d’elefante e via dicendo. Tutti stili che ciclicamente prima o poi ritroviamo a seconda della stagione, perché si sa, alcuni grandi amori fanno dei giri immensi, ma poi ritornano.
Francesca Tonelli, insieme al marito Raffaello Bolognesi, ha fondato a Bologna nel 2016 la start up Vintag: si tratta della prima App mobile social shopping tutta italiana dedicata alla compra-vendita di abbigliamento e oggettistica vintage. L’idea di cimentarsi nel vintage nasce da un caso fortuito grazie al quale Francesca aveva trovato il baule della nonna con al suo interno i “vestiti della domenica” e accessori in ottimo stato. Questo incontro aveva fatto notare a Francesca che non era presente sul mercato una piattaforma online che consentisse la compravendita di beni vintage.
Da sempre appassionata di moda, Francesca racconta che la sua esperienza formativa in realtà è stata di tutt’altro genere e che, solo dopo la sua laurea conseguita in giurisprudenza, è riuscita ad approdare al suo vero obiettivo. A motivare Francesca ad avviare Vintag è stata anche la malattia del marito: “Purtroppo un giorno mio marito si è ammalato di tumore e ho deciso di lasciare il lavoro per stargli accanto. Ci siamo promessi che una volta curata la malattia avremmo trovato un’attività insieme, unendo le mie passioni alle sue capacità” ci racconta con una punta di commozione. La promessa riesce a concretizzarsi e, dopo la guarigione del marito, riescono ad avviare il loro progetto che ad oggi millanta oltre 39.000 utenti con alle spalle più di 2.000 vendite. Il tutto senza ricorrere al marketing ma al passaparola ed è in questo modo che sono riusciti a diventare noti al pubblico.
In Vintag si possono trovare oltre 110 mila articoli, non solo abbigliamento e accessori femminili e maschili ma anche oggetti di design, auto, vinili, francobolli, biciclette d’epoca, insomma tutto ciò che ha almeno vent’anni ed è certificato. Proprio per questo l’App richiama diversi target di clientela da tutto il mondo: per esempio i millennial, affascinati da un passato che non hanno mai conosciuto e attenti ai temi della sostenibilità, oppure gli over 50, disposti a spendere di più per ritrovare articoli che fanno riaffiorare in loro i ricordi del passato.
L’app Vintag quindi è un esempio d’imprenditoria femminile e di green start up a 360°, grazie anche ad un Data center green ad emissioni zero.

Redo: il marchio che dà una seconda possibilità alle persone e agli oggetti.
Martino Orler è manager di Redo Upcycling, marchio che nasce a Trento nel 2014 all’interno della cooperativa sociale A.l.p.i.
L’obiettivo di questo marchio è quello di valorizzare un processo produttivo sostenibile, attraverso la realizzazione di accessori moda e di design, utilizzando materiali di recupero che vengono ceduti da aziende, enti, associazioni o da persone che condividono l’idea di economia circolare. I materiali recuperati sono per la maggior parte tessuti, come quelli dei rivestimenti per le auto o i banner pubblicitari, ma anche ecopelle, tappezzerie e vestiti. Da questi scarti vengono realizzate borse, zaini, portafogli e tanto altro che ha a che fare con l’accessorio moda.
Il principio di Redo non è solo quello di dare una seconda possibilità ad un tessuto scartato ma è anche quello di darlo alle trenta persone che collaborano all’interno del marchio. “Ci sono coloro che hanno avuto diverse sfortune nel corso della vita, come rifugiati politici, ex carcerati, vittime di violenza, disagi sociali e psichici. Questo lavoro dà loro la possibilità di riscatto, rimettendosi di nuovo in gioco, nella speranza che poi li accompagni verso una nuova destinazione. Quando qualcuno dei nostri collaboratori ci dice che ha trovato un nuovo lavoro, inizialmente ci restiamo male ma poi capiamo che Redo ha funzionato, questa persona sta bene ed è in grado adesso di farcela da solo” dice con entusiasmo il manager trentino.
Il duplice ruolo di Redo che dà una seconda possibilità alle persone e ai tessuti, in poco tempo è riuscito a farsi strada nel mercato. Ci sono circa venticinque negozi in Italia che vendono articoli Redo, da Cefalù all’isola d’Elba. I prodotti sono sempre molto richiesti anche oltre i confini nostrani, una domanda infatti sempre maggiore arriva anche dalla Finlandia. La notorietà del progetto Redo, anche in questo caso, è riuscita a farsi strada senza il marketing. “A gennaio un negozio a Barcellona venderà i nostri prodotti, il titolare è un bolzanino trasferitosi lì che all’inizio non conosceva i nostri articoli, fin quando degli amici non sono andati a trovarlo e gli hanno parlato di Redo” commenta sorridendo Martino.
Il target di riferimento di Redo è molto variegato, la clientela va dai quindici ai settant’anni grazie al fatto che i prodotti sono versatili ed unici.
Il tema della sostenibilità ambientale e sociale negli ultimi anni si sta facendo sentire molto: “sono i paesi nordici forse i più attenti, non è un caso che le richieste dei nostri prodotti sono arrivate fino alla Scandinavia e non è un caso che Redo vende moltissimo da Trento in su. Ci stiamo arrivando anche noi come italiani, nella penisola si sta iniziando a sentire il dovere urgente di fare qualcosa, e non è un sentimento passeggero per fortuna” afferma Martino, concludendo così questo quinto appuntamento di Ritorno al Futuro.

Rosalba Cataneo

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